In Francia, durante gli anni Trenta molte organizzazioni politiche cominciarono ad usare sistematicamente il disco [oppure i dischi] a fini propagandistici. Prodotti da piccole aziende militanti e raccolti in cataloghi, questi dischi [di propaganda] contenevano non solo discorsi politici ma anche e soprattutto musica. Si trattava di una vera e propria "propaganda sonora". Attraverso di essi si perseguiva una "politica della musica registrata" che mirava a riunire, convincere e mobilitare le masse. Masse di cui i partiti politici, impegnati in una competizione spesso violenta, avevano assoluto bisogno per conquistare e mantenere il potere. Quali erano i mezzi estetici utilizzati dai partiti per mobilitare le masse? Questi mezzi erano utilizzati a supporto della lotta condotta dai partiti stessi e ne erano il riflesso? La registrazione e il disco hanno modificato in qualche modo il potere fattuale della musica nell'arena politica? Questo colloquium cercherà di dar forma e risposta a queste domande sulla base delle ricerche dottorali che ho condotto, fra il 2016 e il 2021, all'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Nel corso del colloquium, dopo una disamina metodologica, cercherò di mostrare quale fosse la reale posta in gioco implicita nell'uso del disco e della voce registrata per la rappresentazione di partiti e ideologie. Mi interrogherò infine sull'esistenza o meno di una lotta estetica e sulle sue conseguenze.